ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

“Autodifesa” dai cinghiali: bene l’estensione ad agricoltori, familiari e persone di fiducia introdotta dalla Regione

Devastazioni di coltivazioni, allevamenti e prati adibiti al pascolo: cinghiali e altri selvatici sono diventati insostenibili per l’agricoltura

Il provvedimento della Regione (Dgr 1793), recentemente approvato, permette ai proprietari o conduttori dei fondi di avvalersi dei propri familiari o dipendenti e di due coadiutori di fiducia per realizzare piani di controllo e ‘autodifesa‘ per contenere i cinghiali. La Dgr 1793 di approvazione del piano di controllo dei cinghiali è stata inoltre integrata dalla DGR n. 2093/2021 correggendo la precedente prescrizione e prevedendo che gli agricoltori già autorizzati ad esercitare sui terreni da loro condotti l’autodifesa siano abilitati a proseguire l’attività.

Nella parte della delibera riguardante  “Personale coinvolto, autorizzazione e coordinamento dell’attività di controllo”, dopo le parole “purché muniti di abilitazione all’esercizio venatorio alla specie cinghiale” è stata aggiunta la frase “fatta eccezione per  coloro che sono stati autorizzati ad operare dalle Province e dalla Città Metropolitana di Bologna in virtù di precedenti Piani di controllo.”

 Il risultato raggiunto è di fondamentale importanza ed è stato ottenuto dopo un importante lavoro politico svolto da CIA nei confronti della Regione. Per Cia Romagna si tratta di un passo avanti per contrastare l’invasività di questi selvatici che arrecano danni alle coltivazioni e agli allevamenti. 

“In questo modo si agevola l’agricoltore nell’effettuare l’indispensabile azione di autodifesa e a intervenire con tempi più rispondenti alle necessità– spiega Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – Apprezziamo lo sforzo che la Regione sta facendo per modificare la Legge regionale 8/94, sulle disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria, adeguandola alle mutate esigenze”.

In materia di fauna selvatica, uno dei fronti ancora aperto a livello nazionale è la proposta di modifica della legge 157/92. “Il confronto costante che il livello regionale di Cia ha con l’Assessore Mammi si inserisce anche nel percorso importante della proposta di modifica della Legge nazionale sulla caccia 157/92, un percorso che Cia ha avviato anni fa negli incontri con le commissioni parlamentari, con il presidente della regione, coi prefetti – prosegue Misirocchi – Le proposte sino ad ora presentate in Parlamento, purtroppo, non hanno prodotto alcun risultato. Non ci sono solo i cinghiali, ci sono anche i lupi, gli storni, le nutrie. Non si può andare avanti all’infinito, la situazione è diventata insostenibile per l’agricoltura e in molti casi per la sicurezza stradale”.

Il provvedimento recentemente approvato dalla Regione – sul quale l’assessore Alessio Mammi è intervenuto anche nel corso della presentazione dell’Annata Agraria di Cia Romagna- consente, inoltre, agli agricoltori sino ad oggi autorizzati dalla Polizia provinciale, di esercitare sui terreni in conduzione l’autodifesa e di essere esonerati dall’obbligo di ottenere una specifica abilitazione alla specie cinghiale in quanto negli anni hanno maturato le conoscenze e le capacità ora richieste.

Per coloro che ne faranno richiesta – e che non hanno mai attuato l’autodifesa – invece sarà necessario acquisire la specifica autorizzazione a seguito della frequentazione di un corso e il superamento del relativo esame.

La collaborazione tra rappresentanze e istituzioni e la collaborazione fra tutte le rappresentanze è uno degli obiettivi di Cia Romagna – conclude Misirocchi – Occorre trovare soluzioni applicabili, cercare di superare gli ostacoli, in questo ambito specifico e per le tante altre questioni aperte che riguardano il settore”.

La voce di una delle specie meno protette in assoluto in Italia: gli allevatori

Attacchi mediatici e disinformazione sul comparto, ora basta

La zootecnia per Cia Romagna è una parte importante per il futuro di questo territorio, in particolare per collina e montagna: in questi luoghi si carica ancora di più di valore sociale oltre che di valore economico. Quest’attività, come gli agriturismi, in collina e in montagna, serve a tenere vivi i territori, genera un indotto, realizza manutenzione del territorio.

Queste persone sanno benissimo che devono affrontare dei disagi, che sono lontani dall’alta velocità, dalle scuole, dall’università, dal casello dell’autostrada, da tutto, ma stanno in collina perché hanno passione, perché sono legate a quel territorio – afferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia RomagnaSe non creiamo le condizioni perché rimangano, quando saranno venute giù moriranno di nostalgia, ma non ci torneranno mai più”.

Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dell’energia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di CO2 sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia. Il 2021 è stato un anno complessivamente complicato. Inoltre andamento climatico e fauna selvatica, sempre più impattante, tormentano un comparto già vessato.  

Questi alcuni dei temi approfonditi nel corso della presentazione dell’Annata Agraria della Romagna, organizzata da Cia, con il referente del settore zootecnico Antonio Bonelli e due allevatori: Stefania Malavolti, coordinatrice di Donne in campo; Matteo Pagliarani, presidente dei giovani agricoltori (Agia Romagna).

Dagli interventi emerge con forza che allevare significa passione, sacrifici, problematiche e frustrazioni.

I controlli su questo comparto sono alquanto numerosi, scrupolosi e stringenti (Asl, Arpa, Forestale), ma devono essere anche sostenibili. Se non si registra la nascita di un vitello entro le otto ore sono guai seri; se trasporti dalla sala parto alla sala allevamento un vitello appena nato dentro la carriola si finisce sui social o in tv per presunto maltrattamento animale: “Sfido chiunque – dice Stefania Malavolti di Casola Valsenio – a trasferire in braccio un vitello appena nato di 70-80 kg con anche il rischio di fargli più male che bene. Anche i bambini appena nati vengono trasferiti alla nursery nelle culle e non in braccio”.

Il green, non è semplicemente un campo verde: per mantenerlo, quel verde deve essere  continuamente falciato,  regimato, curato, altrimenti hanno il sopravvento rovi e infestanti e quel terreno non sarà più calpestabile, non sarà più coltivabile, anzi sarà dimora di sterpaglie facilmente incendiabili se abbandonate.

Per lupi e cinghiali basta recintare, ma forse non è chiaro cosa vuol dire recintare terreni in collina e montagna: “non sono campi da calcio, belli squadrati – sintetizza la Malavolti – Ci sono fossi, scarpate, dossi. In campagna si è sempre fatto il recinto agli animali perché non uscissero, ora dobbiamo invece impedire che non entrino gli altri e quindi fare una recinzione molto particolare e resistente. E si sa che un cinghiale quando vuol passare, passa”.

Frequentemente il lavoro degli agricoltori e degli allevatori viene denigrato, con informazioni e messaggi scorretti. L’allevatore è il primo difensore dell’ambiente ed è il primo animalista – specifica Matteo Pagliarani – Il benessere animale è un nostro obiettivo. Gli allevatori sono identificati come inquinatori o come coloro che disturbano il lupo in montagna. Troppe fake news danneggiano un intero settore e disorientano l’opinione pubblica e, a volte, la politica”.

Malavolti e Pagliarani invitano proprio la politica ad intervenire per sensibilizzare, far capire cos’è la zootecnica e suggeriscono di dare un valore a tutti i controlli a cui sono sottoposti, a tutta la carta, ai verbali, alle analisi, agli audit e alle check list e di utilizzarli per smentire messaggi mediatici denigratori.

In tal modo forse anche i nostri giovani si sentirebbero più tranquilli e non scoraggiati a intraprendere l’attività dell’allevamento. Sarebbe deleterio non accompagnare i giovani con questa passione e far sì che questa attività sia per loro duratura nel tempo. Se vogliamo continuare a far sì che i nostri agriturismi, i nostri ristoranti, abbiano una cucina con prodotti di eccellenza, questo è un passo obbligato.

Per costruire un patrimonio zootecnico occorre una vita. Per distruggerlo basta un giorno. Dopodiché, se volessimo rifarlo, non ci riusciremmo più.

Annata agraria di Cia Romagna, 2021 eterogeneamente tormentato: un altro anno difficilissimo

Complessivamente per la Romagna calano gli ettari coltivati e in produzione; nel frutticolo le produzioni sono sotto la media potenziale almeno del 30%. Drupacee ancora duramente colpite dalle condizioni meteo. Aumentano ettari a vitivinicolo e olivicolo, anche se calano le produzioni: poche ma buone. Aumentano gli ettari a cerealicolo per le maggiori estensioni di grano duro e tenero. Molta varietà di andamenti nelle orticole, sementiere e industriali per variabilità superfici, rese medie e produzione. Zootecnia in difficoltà, apicoltura compresa. Aumentano superfici e imprese bio. Il florovivaismo spera in un avvio di ripresa nel 2022. Per gli agriturismi il 2021 è un anno di adattamento e riorganizzazione di strutture, servizi, proposte enogastronomiche e modalità di consumo.

Video della presentazione

24 novembre 2021 – L’annata agraria 2021 (novembre 2020/ottobre 2021) è stata caratterizzata da notevoli criticità meteorologiche che hanno causato conseguenze molto serie sulle produzioni. A questo vanno aggiunti patogeni e cimice asiatica, il problema della fauna selvatica, i rincari delle materie prime, le difficoltà a reperire manodopera, le conseguenze dell’evoluzione della pandemia. E’ la fotografia che emerge dall’Annata agraria di Cia Romagna, il tradizionale rapporto sui comparti e sulle colture delle aree del ravennate, forlivese-cesenate e riminese, presentata ieri pomeriggio dall’associazione (volume completo e slide a questo link: https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2021).

L’andamento termico è stato caratterizzato da temperature medie superiori alla norma climatologica, anche se con delle opportune distinzioni: aprile è stato uno dei più freddi dell’ultimo trentennio. Le precipitazioni sono risultate molto scarsecaratterizzando la seconda annata più secca dal dopoguerra dopo quella del 1988. Peraltro, anche l’annata 2020 fu contraddistinta da una piovosità molto bassa, col risultato che per 2 anni consecutivi la pioggia è stata scarsa e anche mal distribuita spazialmente e temporalmente. Il 2021 è un’annata che più di altre mette in luce le tante sfumature e le molte diversità fra gli areali.

I DATI DELLA ROMAGNA – In estrema sintesi, di seguito, la previsione dell’andamento dell’agricoltura romagnola nel 2021.

Dall’andamento del totale delle imprese attive in Romagna al 30.09.2021 sembra essere in atto un “risveglio”, ma le imprese agricole anche per il 2021 diminuiscono: sono 15.271 (-1,4%) su un totale di 105.416 (+0,6%) imprese attive complessive. Solo le imprese agricole giovanili (574) segnano un +1,8%, era +1,4 nel 2020 sul 2019. Gli occupati totali in agricoltura sono 30.118, e incidono sul totale dell’economia per il 6% (dato Istat riferito all’anno 2020). 

Frutticolo – La contrazione degli ettari coltivati a frutteto nel 2021 sul 2020 (-4%) è maggiore di quella registrata nel 2020 sul 2019 (-0,4%). La provincia di Ravenna vede il calo maggiore; quella riminese registra un lieve aumento. Spicca, ma non è più una novità, il -10% di superficie delle pesche e nettarine; l’actinidia conferma ancora la presenza di interesse e investimenti e gli ettari aumentano di circa il 3%. Gli ettari in produzione a frutteto hanno andamento altalenante a seconda delle colture, ma complessivamente calano (-2% sul 2020). Per la frutta a guscio, noce e nocciolo, gli ettari aumentano: per queste colture sono in essere progetti di grandi cooperative locali al fine di implementare la produzione nel territorio e sviluppare ancora di più, nel caso del noce, il progetto “Romagna” e implementare, per il nocciolo, la filiera italiana.

Nelle rese medie dei frutteti nel 2021 si nota l’incremento medio quasi generale, tranne che per melo e pero (per il pero il 2021 è stato pessimo in generale, sommati i danni da gelo, cimice asiatica e maculatura bruna). Questo però non deve trarre in inganno dal momento che il 2020 è stato segnato da valori di rese estremamente negativi.Nel 2021 tutte le rese sono sotto la media produttiva potenziale.

Le produzioni delle principali frutticole sono in calo rispetto alle medie storiche: albicocco (fra -50% e -70%), pero (-70%), kiwi verde oltre il -50%; kiwi giallo -15%; olivo -40%. La pianura ha sofferto di più le contrazioni produttive, maggiori rispetto a quelle in collina.

prezzi all’origine non registrano variazioni significative sul 2021; le quotazioni migliori sono per pere (1,05 euro da 0,59), ma manca il prodotto da vendere, kiwi circa 1.10, per ciliegie e fragole. 

Vitivinicolo e olivicoltura – La campagna vitivinicola 2021 si attesta su livelli più bassi in termini quantitativi, ma con uve di ottima qualità. Ettari coltivati e in produzione aumentano in generale per il traino dell’incremento in provincia di Ravenna. Cala la produzione di uva e di vino, diminuisce la resa media. La vendemmia è arrivata a segnare un deficit produttivo fra il 30-40% per quei viticoltori che, ai danni delle gelate primaverili, devono sommare quelli della grandine e della crisi idrica nei vigneti non irrigati della collina. Si registra, in media, un meno 15% sia per il Sangiovese che per il Trebbiano, e un meno 10% per l’Albana.

Per l’olivo il 2021 segna un aumento di ettari coltivati e in produzione. La produzione di olive è inferiore di circa il 40% sul 2020 a causa dell’alternanza produttiva e per l’andamento climatico, freddo a maggio, caldo in fioritura, forte siccità e alte temperature, cascola. Le pezzature sono più piccole, la qualità buona. 

Cerealicolo. E’ stata una campagna incerta fino alla raccolta, a causa dell’andamento climatico, poi si è dimostrata una delle migliori degli ultimi 10 anniRese medie elevate per i frumenti (+17%), in calo per il mais (-33%). Crescono gli coltivati a grano duro (+35) e tenero, mentre diminuiscono mais, orzo e sorgo. La Romagna somma circa 58mila ettari di coltivazioni cerealicole tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Nella pianura della Romagna la produzione di frumento tenero è stata di circa 7-8 t/ha con un peso specifico buono e valore proteico solo discreto, nel frumento duro le rese medie sono state di 6-7 t/ha, con un buon peso specifico (circa 80-82 kg/ha) e un  contenuto proteico superiore al 13%; per quanto riguarda l’orzo la resa media è stata tra le 7-8 t/ha circa  con peso specifico buono (oltre i 65 kg/ha). I cereali raccolti presentano ovunque pochissime impurità, a testimonianza di una eccellente qualità. Il grano duro si è dimostrato resiliente, confermando la sua vocazione territoriale e di elemento fondamentale nell’ambito della rotazione colturale.

Colture orticole. In Romagna, soprattutto a causa delle forti gelate, sono incrementate le produzioni di ortaggi, che sono andate a compensare, in modo seppur marginale, le produzioni frutticole venute meno. Le produzioni totali ottenute sono risultate in forte aumento, circa +10%, e questo ha generato una grossa oscillazione dei prezzi di alcune produzioni (patate, cipolle e meloni). In generale la campagna produttiva dei prodotti orticoli da industria è stata caratterizzata da una resa media e una qualità eccellente fino a settembre 2021, qualche problema qualitativo c’è stato nei mesi centrali estivi. In generale c’è stato un aumento della coltivazione dello zucchino.In generale, se paragonata al 2020, l’annata 2021 non ha avuto un andamento altrettanto positivo, solo in piena estate si sono stabilizzati i prezzi ai livelli del 2020, ma mediamente non sì è raggiunto un risultato altrettanto positivo anche se superiore alla media degli anni pre-pandemia.

Colture da seme. Le colture portaseme rappresentano ancora una voce molto importante per l’economia agricola regionale. La provincia di Ravenna ricopre un ruolo molto importante nella riproduzione di seme medica, di barbabietola da zucchero, e di molte specie orticole, colture per le quali in provincia c’è attorno al 50% della superficie totale regionale; senza dimenticare poi la grande quantità di cereali da seme. Le sementi orticole hanno registrato produzioni scadenti, in particolare quelle a semina autunnale, a causa degli inverni miti, degli sbalzi di termici e dell’estate siccitosa. Le barbabietole da seme nel 2021, come si è già visto nel 2020, hanno segnato un incremento di oltre il 10% delle superfici investite. La campagna 2021 per l’erba medica ha evidenziato una media produttiva leggermente inferiore alle annate precedenti, di contro emerge una buona qualità del seme raccolto; la mancanza di prodotto a causa delle scarse produzioni, ha innescato un costante aumento alla borsa merci di Bologna, fin dalle prime contrattazioni, con una progressione costante dei prezzi. Le quantità del girasole (da seme e da olio) hanno beneficiato dall’andamento stagionale asciutto e caldo per molto tempo. Per la soia da seme in Romagna la produzione è stata molto scarsa, così come quella da mangime. Le superfici a colza (soprattutto quelle da seme) anche nel 2021 ha registrato aumenti e si prevede un aumento anche negli anni.

Florovivaismo. In Romagna la situazione è variegata per caratteristiche aziendali e per andamento commerciale anche pre Covid-19 (crisi economica preesistente, forte concorrenza, mancanza ricambio generazionale). La ripresa non è così dinamica come si prospettava e come emerge a livello nazionale. La previsione è che probabilmente sarà il 2022 l’anno che si avvicinerà di più al 2019  per obiettivi di investimenti pur con molte incognite. 

Agriturismo. Alla fine del 2020 in Romagna si è registrato un leggero incremento delle strutture attive, nonostante l’anno sia stato segnato pesantemente per questo comparto dalle restrizioni legate al contenimento della pandemia. Le aziende agrituristiche attive sono incrementate del 4% rispetto al 2019, con un aumento di 49 unità. Tra le province in cui è avvenuta la crescita maggiore c’è quella di Forlì – Cesena con un + 4,3. Un segnale positivo e di prospettiva, è l’intenzione di investire e di esserci, anche se in modo diverso: il 2021 è stato l’anno dell’adattamento al susseguirsi dei provvedimenti fra chiusure, aperture parziali (solo all’esterno), aperture parziali ma anche al chiuso. Ripensati e riorganizzati spazi, strutture, servizi, proposte culinarie sia come menù sia come modalità di consumo.  

Zootecnia. Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dellenergia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di CO2 sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia. La Romagna concentra la maggior parte degli allevamenti avicoli regionali e il pollame e le uova rappresentano due settori particolarmente dinamici. Restano pressoché invariati gli allevamenti, con un leggero incremento per quelli di galline ovaiole a fronte di un decremento di quelli di polli da carne. Per i bovini la situazione è critica per i ricavi.  Calano allevamenti e numero di capi da carne. Gli ovicaprinisono invecein controtendenza rispetto ai numeri regionali in flessione. Crescono gli allevamenti e in misura maggiore i capi: quasi raddoppiati quelli caprini, la buona parte localizzati nel cesenate. Per i suini, allevamenti e capi sono stabili. Per l’apicoltura infine è stata l’annata più critica degli ultimi dieci anni, con danni pesanti per l’andamento climatico e conseguente azzeramento di molte produzioni, come millefiori primaverili, acacia, colza, coriandolo, ciliegio, melo.

Biologico. Il biologico conferma il trend di crescita degli ultimi anni. In Emilia Romagna in totale al 31 dicembre 2020 le aziende erano 2.190 contro le 1.691 del 2019. Il maggior numero si concentra nella provincia di Forlì-Cesena con 998 aziende, seguita da Rimini con 757 e Ravenna 435. Forlì-Cesena detiene il primato anche per la (sau) condotta con metodo biologico con 25.818 ha, + 9.9 sull’anno precedente, mentre Ravenna ne ha 9.870 (+7.1) e Rimini 8.765 ha + 10.1 rispetto al 2019. Forlì-Cesena conserva il primato regionale anche sul numero di aziende biologiche zootecniche (193), si tratta in gran parte di produzioni zootecniche da carne (bovini e ovini) e di galline ovaiole biologiche. Quella di Forlì – Cesena è quindi la provincia più biologica della regione con un più di un quarto della sau provinciale condotta con il metodo biologico; seguono la provincia di Rimini in cui quasi 1/4 del suolo agricolo è coltivato con le tecniche biologiche mentre la provincia meno propensa a convertire la sau è quella di Ravenna.

L’Annata Agraria è stata curata da Lucia Betti, Giorgia Gianni ed Emer Sani dell’Ufficio Stampa di Cia Romagna. Il report è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono della preziosa collaborazione degli Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; delle Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna; del supporto dei tecnici e della Segreteria di Cia Romagna e dei numerosi stakeholder del settore intervistati: agricoltori, rappresentanti di cooperative, di consorzi, di enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici.

Variante alla SS16 Rimini nord

Intervento di Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna, e Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini

“Abbiamo letto con stupore nei giorni scorsi le dichiarazioni del presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, sul progetto della nuova Statale 16. L’ultimo incontro delle nostre categorie con le istituzioni sul tracciato, e su come impatterà in particolare a Rimini nord, risale ad agosto scorso, quando avevamo avuto dalla Provincia la promessa che sarebbe stato istituito un tavolo apposito. Tavolo in realtà mai convocato.

Ed è del 21 settembre la lettera congiunta con cui chiedevamo un incontro ufficiale all’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, al presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, al Comune di Rimini e all’Anas.

In campagna elettorale, l’allora candidato e oggi sindaco Jamil Sadegholvaad, accompagnato dall’assessore regionale Mammi, aveva preso le distanze dal progetto di variante alla statale 16, riconoscendo il valore di Rimini nord come territorio ad alta produttività agricola e l’esigenza di armonizzare la mobilità con la tutela dei coltivatori. In quell’occasione si era parlato dell’alternativa di minor impatto ambientale, ovvero l’ampliamento della via Tolemaide, già a 4 corsie nella parte a mare dell’attuale statale 16, rivedendo il primo lotto del progetto che prevede il taglio in diagonale di appezzamenti agricoli, e potenziando la viabilità esistente.

Non abbiamo mai messo in dubbio l’importanza della realizzazione della variante alla SS16, e auspichiamo anzi che sia realizzata per garantire al territorio un adeguato sviluppo. Ma riteniamo che una struttura così importante ed irrinunciabile dovesse essere e debba ancora essere oggetto di confronto con le rappresentanze agricole, a tutela del territorio e del lavoro di tante imprese che rischieranno altrimenti la chiusura permanente per mancanza di sensibilità e attenzione progettuale.

Il percorso stradale infligge infatti una profonda ferita al territorio agricolo interessato. Non possiamo non sottolineare e lamentare una cecità progettuale in diverse situazioni: la mancata verifica dello spezzettamento aziendale, che in diversi casi può ancora oggi essere evitato, permettendo la sopravvivenza di diverse aziende agricole; la viabilità minore, che con piccoli accorgimenti può garantire percorsi alternativi che non intasino la Nuova ss16 con mezzi agricoli; il corretto sgrondo delle acque piovane, che rischia altrimenti di causare allagamenti che potrebbero essere letali per le coltivazioni e dannosi per la stessa infrastruttura stradale.

Di fronte alle dichiarazioni del presidente della Provincia non possiamo che ribadire con forza la nostra contrarietà allo spezzettamento “selvaggio” dei fondi agricoli che sarebbe causato dall’infrastruttura e dai suoi svincoli in base all’attuale progetto. Chiediamo una verifica del consumo del territorio e della tutela ambientale, a garanzia dell’attività delle aziende associate e di tutto il mondo agricolo, dello sviluppo del territorio e della comunità della provincia riminese”. 

Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna

Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini

Riprogettare il futuro

Il 9 novembre a Cesena, Anp-Cia e Patronato INAC a fianco degli anziani, delle donne e dei giovani

Le associazioni di persone delle donne, dei giovani e dei pensionati di Cia Romagna organizzano un incontro di approfondimento per uno sguardo a tutto tondo sul mondo del lavoro, dalla  disoccupazione, alla tutela, alla pensione. L’incontro è in presenza, il 9 novembre  dalle ore 9.30, all’Agriturismo La Valle dei Conti, a Cesena (Via Montiano, 767). Sarà l’occasione per riflettere sui diversi servizi, sulle opportunità in campo, sugli elementi da migliorare e su quelli che già funzionano, per riprogettare il futuro. Questo l’obiettivo di Anp e Patronato Inac per essere al fianco di tutte le generazioni. Le conclusioni sono affidate al Presidente Anp Nazionale, Alessandro Del Carlo. L’evento si svolgerà nel rispetto delle normative sanitarie vigenti: è necessario presentarsi muniti di mascherina e certificazione Green Pass.

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Il maltempo colpisce duramente bassa Romagna e Ravennate: campi allagati e danni a vigneti e frutteti

Prima ricognizione di Cia Romagna fra gli associati

Campi allagati, vigneti e frutteti martoriati da pioggia e vento forti, danni a capannoni e abitazioni. E’ il primo bilancio del maltempo di ieri stilato da Cia Romagna, che questa mattina ha effettuato una ricognizione fra i propri associati. Le conseguenze più pesanti si sono registrate nelle zone della bassa Romagna e nel ravennate. Nella prima sono stati segnalati vento molto forte e concentrazioni di pioggia, in alcuni casi con grandine mista ad acqua. La grandine ha colpito la zona di Alfonsine, in particolare nelle frazioni di Filo e Longastrino. Si contano danni anche per i campi allagati e su qualche capannone e tetto. 

Anche a Ravenna si sono registrate precipitazioni e vento forti. Il maltempo ha colpito più duramente i viticoltori ancora impegnati nella vendemmia, che avranno sicuramente danni alla raccolta e subiranno il marcimento dei grappoli. Il vento forte ha spazzato i frutteti facendo cadere le mele spesso già colpite dalla grandine, e ci si aspetta di riscontrare ulteriori danni e rotture sui pomi meno sviluppati.

“Ancora una volta siamo costretti a riscontrare gli effetti drammatici di fenomeni climatici sempre più estremi – osserva Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna -. I danni di ieri si aggiungono a quelli provocati in questi mesi dalla siccità, ed è evidente che eventi di maltempo violenti come questi non servono a risolvere il problema della carenza generale di piogge. Come Cia Romagna monitoriamo costantemente il territorio e ribadiamo la necessità di attuare al più presto una strategia di conservazione della risorsa idrica”.  

“L’acqua va conservata quando piove”

Lo ha ribadito Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna, durante l’approfondimento sul tema svolto insieme ai Consorzi di Bonifica della Romagna Occidentale e della Romagna

Obiettivi: miglior assetto della distribuzione dell’acqua nei territori; invasi interaziendali per conservare l’acqua quando piove; riduzione del prelievo da falde; contrasto alla subsidenza; sostituzione della parte datata della rete di distribuzione; strutture e infrastrutture con tecnologie all’avanguardia per l’impiego sempre più sostenibile ed efficiente dell’acqua

L’acqua, nelle sue diverse declinazioni, è stata al centro dell’approfondimento che Cia Romagna ha affrontato nel corso di una recente Direzione. Acqua come carenza idrica e acqua come risorsa sempre più necessaria non solo per l’ordinario andamento dello sviluppo colturale, ma sempre più di valore anche per i sistemi antibrina, per affrontare situazioni straordinarie ormai ricorrenti come le gelate tardive.

Presenti il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, con il presidente Antonio Vincenzi, il direttore tecnico Elvio Cangini e il responsabile del Distretto Montano Rossano Montuschi e il Consorzio di Bonifica della Romagna, con il presidente Stefano Francia e il direttore generale Lucia Capodagli.

È noto come non tutti i territori della Romagna abbiano le stesse opportunità di irrigazione ed è noto come sia l’area collinare a soffrire di più, con situazioni ancora più marcate nell’area riminese, in particolare della Valmarecchia. Qui, spiegano gli agricoltori , si è passati dal dover affrontare alcuni mesi estivi con scarsità di acqua a mancanza di acqua 12 mesi all’anno, negli ultimi anni. In pedecollina e collina il supporto può derivare dalla realizzazione di invasi interaziendali, come diversi ne sono stati costruiti dal Consorzio della Romagna Occidentale a sostegno della produzione, in particolare agricola, ma non solo. In pianura i Consorzi, con il Cer, forniscono acqua quando ce n’è poca. 

I Consorzi hanno illustrato i progetti di opere irrigue pronti e candidati ai fondi del Pnrr – e anche i progetti di prospettiva – per un miglior assetto della distribuzione dell’acqua nei territori, per ridurre il prelievo da falde e contrastare la subsidenza. Hanno inoltre presentato i progetti relativi alla sostituzione della rete di distribuzione, la cui origine risale a 40-50 anni fa, che sarà dotata di tecnologia all’avanguardia per garantire l’uso sempre più sostenibile dell’acqua e un impiego sempre più efficiente da parte degli agricoltori.

Nel corso della Direzione, pur nella consapevolezza delle difficoltà, da Cia Romagna è stata ribadita la necessità del completamento del Cer, che arriva fino a Bellaria-Rimini nord, mentre una parte importante della provincia non beneficia dell’apporto di questa fondamentale struttura; di realizzare altri invasi interaziendali; di ridurre i costi elettrici e quindi l’esigenza di impianti fotovoltaici. Poi ancora, è stata sottolineata l’importanza della progettazione, prima e al di là dei bandi viste le stringenti tempistiche che questi stabiliscono, ed è stata ribadita come priorità la capacità di fare sistema.

Affrontati anche gli argomenti relativi all’impatto ambientale. Gli interventi hanno messo in evidenza come si debbano considerare anche i benefici ambientali dei progetti in tutti i loro fattori multipli. È stato ricordato che i laghetti interaziendali sono stati oggetto di una riflessione anche all’Expo di Milano, come esempio virtuoso di gestione e utilizzo della risorsa idrica e rispetto ambientale. Inoltre, da valutare anche l’utilizzo di acque da depurazione.

“Considerando tutti i fattori, se non si procede in fretta con azioni concrete sono a rischio non solo le nuove opportunità e le nuove specializzazioni, ma l’esistenteha affermato Danilo Misirocchi, presidente di Cia RomagnaL’acqua è una discriminante di un certo rilievo per una buona agricoltura.  Quest’anno lo stato di difficoltà delle piante è evidente e le conseguenze non riguardano ‘solo’ l’azienda agricola. L’annuncio della pioggia fa sperare perché è necessaria, ma allo stesso tempo spaventa: può non risolvere il problema siccità e se si verificano fenomeni violenti ai danni si sommano danni. Un fatto è certo: l’acqua va conservata quando piove”.

L’Anp Romagna riparte con Dante

Dopo la prima Direzione mista (in presenza e in collegamento) svolta nel mese di giugno, l’Associazione pensionati Anp – Cia Romagna ha organizzato nella giornata di mercoledì 11 agosto la sua prima uscita sociale dopo il lockdown, scegliendo di seguire “i passi di Dante”. Molta la soddisfazione per la buona riuscita dell’appuntamento con la passeggiata, guidata, mattutina attraverso la Ravenna dantesca. Nella foto, il gruppo nei pressi della tomba di Dante, vicino alla lapide che inneggia al Sommo Poeta. 

Assieme con gusto, grande successo all’Artusiana

Grande successo per le proposte enogastronomiche di Cia Romagna alla Festa Artusiana di Forlimpopoli nelle due serate dell’1 e del 5 agosto per il progetto “Assieme con gusto”. Presenti i prodotti di stagione del territorio, la cucina dell’ Agriturismo Casa Molinari, dell’Azienda Agricola e Agriturismo San Martino https://www.aziendaagricolasanmartino.it/ e i vini della Cantina Villa Bagnolo. Grazie al pubblico, alle aziende che hanno aderito e al personale di Cia Romagna.

“Tipici da Spiaggia”, arrivo scenografico dal mare dei prodotti della tradizione enogastronomica romagnola: dalle aziende locali albicocche, pesche, susine, vino, olio, miele e formaggi

L’evento – ideato dal Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio e da Cia- Agricoltori Italiani – è stato molto gradito ai bagnanti

Nonostante il tempo incerto di lunedì 26 luglio, ha destato molta curiosità e interesse fra i bagnanti l’allestimento in riva al mare della degustazione di vini, frutta, miele e formaggi giunti dal mare e offerti ai turisti della riviera romagnola in contemporanea in quattro stabilimenti balneari a Milano Marittima (Bagno Oreste), Cesenatico (Spiaggia Zona Cesarini),Rimini (Le Spiagge Rimini Bagno 61) e Porto Garibaldi (Bagno Astor), dove il Sindacato Italiano Balneari (Fipe/Confcommercio) e Cia- Agricoltori Italiani hanno promosso la prima tappa della seconda edizione di “Tipici da Spiaggia”.

A Milano Marittima, al Bagno Oreste, in rappresentanza di Cia- Agricoltori Italiani c’erano il ravennate Stefano Francia, presidente nazionale dei Giovani Agricoltori di Cia (Agia), e Cristiano Fini, presidente Cia Regionale, che hanno sottolineato: “Con questa manifestazione, che si svolge su tutto il territorio nazionale, stabilimenti balneari e produttori agricoli intendono promuovere le eccellenze del territorio di casa nostra e associare il luogo della vacanza ai prodotti che quel territorio esprime. L’incontro diretto con gli agricoltori in spiaggia è un modo nuovo per ‘riconnettere’ produttore e consumatore e, perché no, per sviluppare collaborazioni durature fra imprese balneari e imprese agricole del territorio con tutto il valore aggiunto della filiera corta”.

Fondere il mare con la terra, per un modo nuovo di vivere la vacanza”, questo il commento del presidente del Sib Emilia Romagna, Simone Battistoni sull’evento. “Affianchiamo e valorizziamo le realtà del nostro ‘made in Italy’: l’offerta turistico-balneare degli oltre 1000 stabilimenti romagnoli, il lavoro degli agricoltori e la cultura enogastronomica”.

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