EMILIA ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA

Lotta biologica alla cimice asiatica: aggiornamenti e prospettive

cimice asiatica

Giacomo Vaccari, Stefano Caruso – Consorzio Fitosanitario di Modena

La scorsa annata agricola, sebbene sia stata una delle più negative per i danni causati da cimice asiatica, ha visto emergere alcuni aspetti positivi che riguardano in particolare i parassitoidi oofagi e le loro potenzialità nel contrastare le popolazioni di Halyomorpha halys e che inducono a guardare “all’emergenza cimice” con un cauto ottimismo.

Grazie all’intensa attività di monitoraggio condotta, nell’ambito di un’indagine nazionale promossa e coordinata dal CREA di Firenze, è stata accertata, anche in Emilia-Romagna, oltre che in molte regioni del Nord-Italia, la presenza di due parassitoidi esotici: Trissolcus japonicus e Trissolcus mitsukurii. È noto che questi imenotteri, appartenenti alla famiglia degli scelionidi, entrambe originari delle aree in cui la cimice asiatica è nativa, hanno una forte specializzazione nei suoi confronti e sono in grado di devitalizzarne percentuali molto elevate di uova attraverso la parassitizzazione. T. japonicus, è considerato a livello mondiale il miglior candidato per interventi di lotta biologica classica, attuati, ad esempio, attraverso rilasci inoculativi.

Nel corso dell’indagine, condotta tra giugno e settembre 2019, sono state raccolte e ispezionate in tutta l’Emilia-Romagna 694 ovature di pentatomidi quasi tutte di H. halys, per un totale di 20.384 uova. Gran parte del lavoro è stato svolto dai tecnici del Consorzio Fitosanitario di Modena che nella sola provincia di Modena hanno raccolto 577 ovature, che, sono state ispezionate grazie al supporto dell’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE). L’identificazione dei parassitoidi scelionidi sfarfallati dalle uova è stata affidata al Dott. Francesco Tortorici dell’Università di Torino. L’indagine, ha messo in luce che l’impatto dei parassitoidi sulle uova di H. halys nel corso dell’estate 2019 in provincia di Modena è decisamente mutato rispetto a qualche anno fa, sia in termini quantitativi che qualitativi. Infatti, studi condotti nel triennio 2014-2016 da UNIMORE, indicavano che la percentuale di uova parassitizzate non superava il 3-4% ed era esclusivamente dovuta al parassitoide autoctono Anastatus bifasciatus. Nel 2019 invece, la percentuale di uova parassitizzate è stata del 20,9% e sono state identificate ben sette specie diverse di parassitoidi, sia autoctoni che esotici. Tra le specie autoctone A. bifasciatus è la più rappresentata, sfarfallata dall’11,3% delle uova raccolte. Tra le specie esotiche T. mitsukurii è sfarfallato dal 4,27% e oltre che nella provincia di Modena è stato trovato anche a Piacenza, Parma e Bologna, T. japonicus è invece stato trovato solo in un’ovatura in provincia di Modena.

Sebbene la percentuale di uova parassitizzate riscontrata lo scorso anno sia di un certo rilievo, non è certamente sufficiente a garantire un controllo delle popolazioni di H. halys. La presenza dei due Trissolcus esotici, certamente più specializzati e potenzialmente più efficienti dei nostri parassitoidi autoctoni, induce a pensare che questa percentuale sia destinata ad aumentare nei prossimi anni. Le indagini, che proseguiranno anche nel corso di quest’anno, permetteranno di stabilire se le popolazioni avventizie di T. japonicus e T. mitsukurii stiano incrementando il loro impatto sulle uova di cimice asiatica in maniera significativa e di stabilire con quale ritmo lo stiano facendo.

Anche se le due specie sono già presenti sul territorio, la possibilità di poter effettuare rilasci controllati di questi insetti, permetterebbe di velocizzare i tempi necessari ad una loro piena diffusione su tutto il territorio e ad un più rapido aumento del loro impatto sulla cimice asiatica. Come è noto per T. japonicus è stato avviato nel corso del 2019 l’iter che potrebbe concedere il permesso per poterlo allevare e rilasciare nelle aree più colpite da H. halys. L’esito di questo iter dipende principalmente dal Ministero dell’Ambiente che sta valutando un dossier scientifico redatto dal CREA sui rischi ambientali legati al rilascio del parassitoide. Questi studi convergono nel dimostrare che T. japonicus, sebbene non sia strettamente specializzato a parassitizzare solo le uova di H. halys, ha un range di ospiti alternativi estremamente ridotto che riguarda esclusivamente gli Eterotteri ed in particolare i pentatomidi e che quando ha possibilità di scegliere il suo ospite tende a preferire le uova di cimice asiatica. È importante inoltre sottolineare, che alla luce dell’abbondante letteratura scientifica disponibile sugli scelionidi, questi insetti non rappresentino un pericolo diretto per l’uomo.

I tempi della decisione del Ministero dovrebbero essere in dirittura di arrivo e si auspica che la risposta arrivi nelle prossime settimane, dando la possibilità di rilasciare il parassitoide in campo già nella stagione 2020.

In attesa del completamento dell’iter, in Emilia-Romagna, tutto è stato predisposto ed attualmente diversi laboratori emiliano-romagnoli stanno allevando cimici asiatiche per produrre le ovature necessarie alla moltiplicazione di nuclei di T. japonicus da rilasciare nelle aree frutticole più colpite della nostra Regione.

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