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Agricoltura: il flagello continua

La situazione delle campagne dopo le prime ricognizioni post maltempo del 22 giugno 2019

L’estremizzazione del clima colpisce ancora. Nel pomeriggio di sabato 22 giugno 2019 il maltempo ha flagellato anche la Romagna, dove i danni hanno riguardato soprattutto automobili in strada e il già pesantemente martoriato settore agricolo. “La situazione è molto grave, anche perché si aggiunge ai pesanti danni di maggio che avevano già superato, secondo le prime stime, i 60 milioni di euro nella nostra regioneafferma il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Romagna, Danilo MisirocchiA fasce, e con diversa intensità, tutta la Romagna è stata interessata: dalla dorsale appenninica, alla pianura al mare”.

Albicocche, pesche, susine, pere, uva, grano, orzo, mais, orticole, sementiere: di nuovo sotto stress, di nuovo verifiche per cercare di capire quali conseguenze ci saranno sulle colture dopo gli ultimi violentissimi temporali del 22 giugno 2019. Molte le colture a ridosso della raccolta, altre in maturazione. Alcune colture, come ad esempio alcune sementiere, erano già in affanno per le temperature troppo alte e il troppo secco di giugno.

Dalle prime ricognizioni post maltempo emerge che l’area ravennate è stata la più colpita:

  • devastato il territorio di Massa Lombarda da forte grandinata con grandi chicchi e raffiche di vento;
  • sfiorato Conselice, mentre nella frazione di San Patrizio grandinata ingente;
  • Lugo, in frazione di Santa Maria In Fabriago: grandinata accompagnata da forti raffiche di vento ha causato danni ingenti alle colture e alle strutture: impianti di vigneto rovesciati e capannoni agricoli con tetti e pareti divelte;
  • Sempre nel lughese fortemente colpite le frazioni di Bizzuno e San Potito;
  • Bagnacavallo, forte grandinata in frazione Masiera con ingenti danni alle colture;
  • grandinata disastrosa ha attraversato Fusignano fino ad Alfonsine Nord frazione Taglio Corelli

Alcune aziende hanno segnalato oltre alla grandine, anche caduta di filari di vigneto. Mais steso a terra in quasi tutte le frazioni colpite dalle raffiche di vento.

In una nota, l’Assessore regionale Caselli ha preannunciato la richiesta dello stato di calamità al Governo e l’avvio immediato della delimitazione delle aree colpite ai fini previdenziali, degli ammortizzatori sociali e del rinvio delle rate dei finanziamenti bancari.

La normativa prevede lo sgravio fiscale e contributivo a favore delle imprese agricole che hanno almeno il 30% della PLV danneggiata. Gli ulteriori interventi previsti dalla normativa, da tempo, sono inefficaci a causa delle inconsistenti dotazioni finanziarie.

“Danni che si aggiungono a dannisottolinea Misirocchie che compromettono sempre più l’agricoltura di un intero territorio, la liquidità delle aziende agricole (già in affanno da tempo non solo a causa del meteo), con effetti che si riversano anche sull’indotto”.

Più tutele e maggiore sostegno: lo chiedono le Donne in Campo Romagna

Le imprenditrici agricole romagnole hanno bisogno di più tutele e maggiore sostegno per poter svolgere la loro attività, così importante per la tutela e la crescita del territorio. Sono 443 le aziende agricole con titolari donne associate a Cia Romagna che, con l’associazione Donne in Campo coordinata da Stefania Malavolti, vuole dare voce alle loro esigenze e lavorare per raggiungere piena parità, opportunità e diritti.

Il 13 giugno 2019 a Cesena, Donne in Campo Romagna ha organizzato la sua prima iniziativa pubblica sul tema dell’imprenditoria femminile agricola, inizio di un percorso di confronto con le istituzioni. Accanto a Stefania Malavolti sono intervenuti il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi, l’assessora regionale alle Pari opportunità Emma Petitti e la responsabile Servizi alla persona di Cia Romagna, Miriam Bergamo.

Le donne imprenditrici, è stato ricordato, sono ancora troppo poche in Italia e Romagna: rappresentano il 22,6% delle imprese a livello nazionale, percentuale che scende al 20,6% se guardiamo al territorio di Forlì-Cesena, 20,9% a Ravenna, 21,9% a Rimini. Le imprese femminili agricole rappresentano a loro volta solo una piccola fetta di queste: sono il 17,9% di quelle femminili a Forlì-Cesena, 15% a Ravenna, 7,3% a Rimini, e dal 2017 al 2018 sono diminuite (dati 2018 tratti dalle Camere di Commercio di Ravenna e della Romagna).

“Come Donne in Campo Romagna abbiamo incontrato le imprenditrici agricole del territorio e raccolto i loro problemi e le loro esigenze – ha spiegato la coordinatrice Malavolti -. Emerge la necessità di sostegno per donne che svolgono un lavoro autonomo con capacità e amore, in grado di inventarsi un’attività e innovare trovandosi a volte in condizioni difficili e territori marginali, dovendo conciliare lavoro e famiglia. Vogliamo gli stessi diritti delle dipendenti, o perlomeno non un divario così ampio come quello esistente oggi ad esempio in caso di malattia, assistenza ai familiari, gravidanza. Le donne in agricoltura riescono a fare reddito e a mantenere la famiglia sul territorio: questo significa anche creare comunità e mantenere vivo quel territorio. Vanno riconosciuti il valore che apportano e lo sforzo che fanno”.

“C’è un divario da colmare con politiche sociali più efficaci, così come con le competenze, anche digitali – ha sottolineato Miriam Bergamo -. Servono normative previdenziali e assistenziali per agevolare l’imprenditoria femminile; occorrono servizi, dagli asili nido alle case per anziani. Occorre poi intervenire su istruzione e formazione, incoraggiando le ragazze ad acquisire le stem, competenze tecnico scientifiche”.

Il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi, ha ricordato che il programma di mandato rivolge un’attenzione importante alle associazioni di persone che sono parte integrante della Cia (Anp, Agia, Donne in campo). “Su otto presidenti territoriali di Cia Romagna, tre sono donne. Donne in campo è importante perché è un veicolo per investire sempre di più le donne nella rappresentanza. Al di là delle quote che abbiamo previsto nei nostri organismi (30% di rappresentanza di genere), è infatti fondamentale creare percorsi che permettano alle donne di inserirsi”.

“I problemi emersi in maniera molto chiara rispecchiano tutta la società e non solo il mondo dell’agricoltura – ha osservato l’assessora Petitti nel suo intervento di chiusura -. È una questione culturale che riguarda tutti noi, famiglie, associazioni, comunità, e di cui non possono occuparsi solo le donne. Oggi tutto il carico familiare è sulle donne (36 ore contro le 4/5 ore che ricadono sugli uomini), e abbiamo bisogno di tutelare maggiormente chi oggi ha meno diritti, perché se le donne lavorano di più, l’economia cresce di più. Le imprese under 35 femminili agricole sono aumentate in questi anni, segno che c’è volontà, fermento, desiderio, potenziale per quello che possono dare per l’economia di un territorio. È giusto pretendere normative avanzate. Le istituzioni in Emilia Romagna hanno saputo fare la differenza su questi temi, ma la maternità è ancora elemento discriminante nel trovare il lavoro e nella carriera. Su questo dobbiamo insistere, investire e mettere insieme le politiche in maniera integrata (welfare, istruzione, lavoro…). Come Regione, infine, attraverso i PSR abbiamo messo a disposizione 58 milioni di euro di finanziamenti per aziende agricole “rosa” in questi anni”.

Pensioni, welfare, servizi: l’Anp-Cia scrive ai prefetti per chiedere di tutelare i pensionati

L’Anp Cia–Agricoltori Italiani ha scritto ai Prefetti del territorio per chiedere un incontro ed illustrare il documento redatto in occasione dell’Assemblea nazionale di aprile, in cui sono stati denunciati dall’associazione i pressanti problemi dei pensionati e sollecitati adeguati interventi. Intitolato “IL PAESE CHE VOGLIAMO: PENSIONI DIGNITOSE, SERVIZI SOCIO-SANITARI NELLE AREE RURALI, SERVIZI DI CITTADINANZA, VALORIZZAZIONE DEL RUOLO SOCIALE DELL’ANZIANO NELLA SOCIETA”, il documento contiene proposte e rivendicazioni nei confronti del Governo nazionale per l’aumento delle pensioni basse.

Molte pensionate e pensionati con assegni al minimo (circa 500 mensili) non riescono a far fronte alle più elementari esigenze della vita quotidiana, ricorda l’Anp-Cia. Tutelare le pensioni così basse è una richiesta sentita e sollecitata dagli associati – in particolare dalle donne che, per la carriera lavorativa spesso discontinua, si concentrano nelle classi di importo più basso.

Per di più, il recente provvedimento del Governo in materia di “pensione di cittadinanza”, a causa dei criteri di accesso individuati, non solo non risolve il problema delle pensioni minime, ma prefigura situazioni di discriminazione e ulteriori diseguaglianze tali da poter suscitare fenomeni di risentimento sociale.

Inoltre, assieme al non risolto tema delle pensioni basse, per l’Anp-Cia mancano una adeguata strategia e azione di politica sanitaria e di servizi sociali, soprattutto nelle aree interne e rurali del Paese. Le persone anziane, già in difficoltà per gli effetti della crisi di questi ultimi anni, sono coloro che maggiormente soffrono di queste carenze.

L’Anp-Cia, richiamando la petizione popolare che ha raccolto oltre 100.000 firme in tutto il Paese negli scorsi anni, reclama pensioni dignitose e rivendica adeguati interventi di carattere sociale e assistenziale. Per questo chiede l’interessamento dei Prefetti nei confronti del Governo nazionale per rappresentare il disagio in cui vivono moltissimi pensionati.

Documento Assemblea nazionale ANP-CIA 16 aprile (pdf)

Ristrutturazione vigneti – 1 luglio nuova scadenza

Con il decreto 5819 del 30/05/2019 è stata concessa dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo la proroga per presentare le domande al bando per la ristrutturazione dei vigneti per la campagna 2019/2020. La nuova scadenza è l’1 luglio 2019. La proroga risponde alle esigenze degli operatori di settore che, a fronte della scadenza al 31 maggio, avevano evidenziato la mancanza di tempo per elaborare e presentare le domande di finanziamento.

Clicca qui per il decreto

Romagna protagonista con le aziende Cia a 1Mattina

Da Grattacoppa (Ra), il progetto luppolo e birra al 100% romagnola con Michela Nati, dell’azienda Bellavista delle sorelle Nati (oltre a Michela, Daniela ed Elisa) e presidente della Cooperativa Luppoli Italiani. In studio Dino Scanavino. Da Forlì, le albicocche e i prodotti trasformati, come succhi e confetture, dell’azienda frutticola condotta dai fratelli Paolo e Patric Paganelli, insieme al padre Aldo. Imprese agricole, esempi di filiera.

I rispettivi servizi sono andati in onda nella trasmissione 1Mattina di Rai 1 il 4 e il 5 giugno 2019. Di seguito i link:

4 giugno 2019_1mattina donne e agricoltura_luppolo

5 giugno 2019_1mattina eccellenze d’Italia_albicocche

 

 

 

 

Donna e imprenditrice: una sfida quotidiana

Occorre un’efficace politica sociale e previdenziale per le lavoratrici autonome

GIOVEDI’ 13 GIUGNO 2019

ORE 20.30

Sala riunioni Cia Romagna – Via Rasi e Spinelli, 160 –Cesena

Presiede Danilo Misirocchi – Presidente Cia Romagna

Relaziona Stefania Malavolti – Coordinatrice Donne in Campo Romagna

Interviene Miriam Bergamo – Responsabile dei servizi alla persona Cia Romagna

DIBATTITO

Interviene Emma Petitti – Assessore al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità Regione Emilia-Romagna

Conclude Luana Tampieri – Presidente Donne in Campo Emilia-Romagna

Mail cia.romagna@cia.it CiaAgricoltori Italiani Romagna Sito web: romagna.cia.it

Locandina Donne in campo 13.06.19

Maltempo, Cia chiede lo stato di calamità nazionale

Cia Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna denuncia una situazione grave su tutto il territorio regionale a causa di frane, smottamenti, esondazioni, allagamenti ed estremizzazione del clima. Chiede alla Regione Emilia Romagna di attivare la richiesta di calamità nazionale al fine di risarcire agli agricoltori i danni legati agli eventi atmosferici avvenuti nel mese di maggio.

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Cia torna a FICO per “La Repubblica dei Contadini”

I prodotti degli Agricoltori Italiani in arrivo a Bologna l’1 e il 2 giugno. A FICO Eataly World si celebra la Festa della Repubblica Italiana con coloro che ogni giorno, anche quando le condizioni sono avverse, lavorano a contatto con la natura per portare sulle nostre tavole i frutti più preziosi del nostro Paese. La Repubblica dei Contadini ospiterà 50 aziende, specialità uniche e agricoltori da tutta Italia per un mercato contadino che mette al centro la ricchezza dei territori colpiti dal sisma nella speciale edizione “Al cuore dell’Italia”.

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Fauna selvatica: Cia chiede riforma radicale della legge

Fauna selvatica, Cia Agricoltori Italiani lancia una riforma radicale della legge e indica 7 azioni prioritarie contro le numerose emergenze: il documento, già sul tavolo di Camera e Senato, è stato consegnato al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini

Nel 2017-2018 sono stati censiti nella nostra regione  quasi 83.000 caprioli, 2975 cervi e 5783 daini e dal 2012 al 2017 si sono registrati 4745 incidenti stradali con animali di grossa taglia. Servono subito nuove norme

BOLOGNA, 17 MAGGIO 2019 – Una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica per affrontare concretamente un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. L’ha chiesta nei giorni scorsi Cia Agricoltori Italiani, presentando a Camera e Senato una proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia, documento che è stato consegnato oggi, 17 maggio,  al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Nel 2017-2018 sono stati censiti nella nostra regione quasi 83.000 caprioli, 2975 cervi e 5783 daini e dal 2012 al 2017 si sono registrati 4745 incidenti stradali con animali di grossa taglia. Sempre nel 2017-2018 sono stati prelevati 28.000 cinghiali e più di 11.000 caprioli, ma la situazione è sempre più critica  e servono nuove norme subito, quindi una riforma della legge 157/92 sulla caccia, ormai datata e non più adeguata alle emergenze delle campagne.

In Italia sono stimati 2 milioni di cinghiali con danni all’agricoltura fino a 60 milioni di euro l’anno. La presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono ed effetti negativi sulla tenuta idrogeologica dei territori. Per questo Cia sollecita le istituzioni ad agire tempestivamente, utilizzando il progetto di riforma proposto da Cia come base di discussione, per arrivare a una nuova normativa sul tema più moderna ed efficace.

Di seguito sette punti chiave per invertire la rotta

  1. Sostituire il concetto di “protezione” con quello di “gestione” – Secondo Cia, la finalità di fondo, indicata già nel titolo della legge, deve essere modificata passando dal principio di protezione a quello di gestione della fauna selvatica. Se la legge del 1992 si focalizzava sulla conservazione della fauna, in quegli anni a rischio di estinzione per molte specie caratteristiche dei nostri territori, oggi la situazione si è ribaltata, con alcune specie in sovrannumero o addirittura infestanti. L’esempio più lampante riguarda i cinghiali, responsabili dell’80% dei danni all’agricoltura: si è passati da una popolazione di 50 mila capi in Italia nel 1980, ai 900 mila nel 2010 fino ad arrivare a quasi 2 milioni nel 2019. È del tutto evidente, quindi, che bisogna tornare a carichi sostenibili delle specie animali, in equilibrio tra loro e compatibili con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche, dei diversi territori.
  2. Ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – L’attuale legge divide le competenze in diversi ministeri; occorre riportare alcune competenze di fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e, di fatto, ricostituire il Comitato tecnico faunistico e venatorio, partecipato dal Mipaaft e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra.
  3. Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria – E’ necessario intervenire nella governance dei territori, garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività. Le procedure di programmazione faunistica e delle attività venatorie devono essere semplificate e armonizzate con le Direttive europee e, allo stesso tempo, vanno ridisegnati e ridefiniti i compiti degli Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria (al posto degli Ambiti territoriali di caccia).
  4. Le attività di controllo della fauna selvatica non possono essere delegate all’attività venatoria – Per Cia, piuttosto, deve essere prevista o rafforzata la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, mettendo in campo anche strumenti di emergenza e di pronto intervento.
  5. Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori – Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento.
  6. Risarcimento totale del danno – La crescita dell’incidenza dei danni da fauna selvatica è esponenziale. Ad oggi, i danni diretti al settore agricolo accertati dalle Regioni corrispondono a 50-60 milioni di euro l’anno. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.
  7. Tracciabilità della filiera venatoria – Ai fini della sicurezza e della salute pubblica, occorre assicurare un efficace controllo e un’adeguata tracciabilità della filiera venatoria, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina, idonei e autorizzati, in tutte gli areali di caccia.

CENSIMENTO UNGULATI IN EMILIA ROMAGNA (2017 -2018)

83.000 caprioli

2975 cervi

5783 daini

(fonte: Regione Emilia-Romagna)    

INCIDENTI STRADALI DOVUTI AD ANIMALI DI GROSSA TAGLIA (2012-2017)

4.700  di cui l’86,7% vede coinvolti i caprioli con 4114 casi concentrati lungo la via Emilia, mentre l’8,4% è causato dai cinghiali (400). Infine, daini e cervi contribuiscono complessivamente con 231 incidenti pari al 4,8%.

 (fonte: Regione Emilia-Romagna)

Catasto frutticolo al centro del convegno Cia al Macfrut

Al centro delle riflessioni dell’incontro il catasto frutticolo, quale strumento indispensabile di programmazione per il comparto e di indirizzo politico. Tutti concordi nel ritenere che questo strumento debba essere disponibile nel più breve tempo possibile, che debba essere snello e che non pesi a livello burocratico. Un catasto dinamico, aggiornabile tutti gli anni e non solo, che dia in modo efficiente delle proiezioni e che si possa estendere a livello europeo.

“Molti dati sono già in nostro possesso nel circuito delle OP, nelle organizzazioni professionali tramite il fascicolo aziendale o nel settore della cooperazione. “C’è, però, una parte consistente di frutta che non viene rilevata. Ecco allora che ci ritroviamo ad avere inattesi raccolti abbondanti e il mercato s’intasa del prodotto che credevamo non ci fosse”. Lo ha detto Antonio Dosi, coordinatore nazionale del Gruppo di interesse ortofrutticolo di Cia – Agricoltori Italiani, nel corso del convegno “Catasto frutticolo, tra programmazione e aggregazione”, promosso da Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna, svoltosi al Macfrut a Rimini Fiera il 9 maggio, moderato dalla giornalista Raffaella Quadretti.

“Non credo che l’introduzione del catasto possa essere risolutivo della crisi di alcuni comparti – ha spiegato Dosi – ma è uno strumento importante che potrà fungere da stimolo per intraprendere un ragionamento più ampio in termini di aggregazione, strutturale e commerciale, oltre che di valorizzazione dei prodotti”.

Al convegno sono intervenuti Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna; Mirco Zanotti, presidente Apofruit; Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo; Elisa Macchi, direttore di Cso Italy; Nazario Battelli, presidente Oi Ortofrutta Italia.

“L’introduzione del catasto è condizione necessaria, ma non sufficiente, perché bisogna tenere conto di come verranno gestiti i dati una volta raccolti e messi a sistema”, ha dichiarato Simona Caselli, assessora regionale all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna. “La vera sfida tuttavia sarà relativa al reperimento delle informazioni: eccezion fatta per le aziende organizzate in OP, temo sarà molto difficile ottenere i dati in maniera precisa e completa, in modo da avere una fotografia reale della situazione”.

Zanotti e Vernocchi hanno ribadito che il catasto deve essere esteso a tutto il territorio europeo e hanno messo in evidenza l’importanza di avere lo stesso strumento a disposizione su scala internazionale. Battelli ha sottolineato come l’introduzione del catasto possa essere utile anche per valorizzare le caratteristiche delle diverse varietà in base alla stagionalità.

Dal canto suo Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, ha ricordato che dal 1998 il Centro raccoglie dati dei propri soci per definire situazioni aggiornate e per sapere cosa si produce.

Nelle conclusioni Stefano Francia, presidente Agia- Cia nazionale, ha affermato: “Il decreto sul catasto è fondamentale non solo a livello nazionale ma anche europeo; serve sapere nel dettaglio epoca di maturazione e varietà per ogni Paese produttore. Senza riferimenti, in questi anni sono state prese decisioni sbagliate come dimostrano i recenti espianti della Spagna, che però ha ormai affossato comparti un tempo fondamentali per l’Italia, in primis quello di pesche e nettarine. Fare un calendario delle produzioni più veritiero possibile rispetto ai consumi è strategico”. Stefano Francia ha sottolineato altresì l’auspicio di una programmazione di tutte le produzioni mediterranee, e ha sottolineato il fatto che il Mipaaft ha dedicato scarse risorse ai protocolli fitosanitari, mentre altri Paesi, come la Francia, hanno investito su questo tema”.

 

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